Massa Marittima sorge sul versante occidentale del complesso delle Colline Metallifere ad un’altitudine media di 400 metri sul livello del mare e dista 18 km dalla costa. Il territorio circostante è coperto da boschi di macchia mediterranea e campi coltivati prevalentemente a vigneti e oliveti. Massa Marittima, già abitata in epoca protostorica, ha origini antichissime e le ricchezze minerarie del circondario erano sfruttate già dai tempi degli Etruschi. L’area è disseminata di piccoli centri abitati sorti in epoca antica per il valore strategico dei rilievi e per la lontananza delle vallate palustri infestate dalla malaria.

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Il colle su cui si sviluppa l’abitato di Massa degrada verso la costa attraverso una pianura alluvionale che, prima degli interventi di bonifica svolti tra il XVIII ed il XIX secolo, presentava sul litorale ampi bacini lagunari, separati dal mare da tomboli di sabbia. La cittadina è percorsa da anguste stradine che salgono e discendono dal colle sul quale si sviluppa. E’ suddivisa in tre Terzieri o quartieri: Città Vecchia, Città Nuova e Borgo. La prima, Città Vecchia, si sviluppa attorno a Piazza Garibaldi, su cui si affacciano tutti gli edifici della vita pubblica dell’epoca medievale, mentre quella nuova è nella parte alta della città, dove si trova la possente Fortezza Senese con la Torre del Candeliere. Nella parte più bassa della città medievale c’è il Borgo, dove si trova l’antica palazzina della Zecca.

Un po’ di storia Il nome spesso trae in inganno, data la relativa distanza dal mare, e le sue origini vanno ricercate già ai tempi dei romani, quando il termine massa indicava una proprietà fondiaria sotto un’unica amministrazione. Di più tarda concezione fu l’appellativo marittima, stabilitosi definitivamente nel XVIII secolo per connotare la prossimità alla costa.

Massa Marittima ha una storia millenaria legata soprattutto alle risorse minerarie presenti nel sottosuolo e alla particolare conformazione morfologica del territorio che, nel corso dei secoli, hanno permesso all’uomo di trovare le condizioni favorevoli per potersi insediare in queste aree.

Il paese arrivò al suo massimo splendore tra i secoli XIII e XIV, periodo in cui fu proclamato Libero Comune, ma ci sono tracce ben conservate di primi nuclei abitativi risalenti già alla fine del Paleolitico Superiore, datati circa 11.500 anni (Epipaleolitico). Il cosiddetto Riparo di Vado all’Arancio, nei dintorni della piccola frazione chiamata Cura Nuova, ne è di esempio: le ricerche condotte nella grotta negli anni ’80 portarono alla luce molti reperti che testimoniano la popolosità di queste aree.

Sempre nella zona di Vado all’Arancio, un altro ritrovamento fortuito dimostra la stessa tesi: la stele antropomorfa eneolitica risalente a circa 5.000 anni fa, oggi esposta al Museo Archeologico di Massa Marittima insieme ad un’ampia raccolta di reperti rinvenuti nelle numerose grotte sparse sul territorio.

In tutta l’area, infatti, sono presenti numerose caverne naturali che furono utilizzate a scopo abitativo nel corso dei millenni. Sorprendente è, ad esempio, il ritrovamento avvenuto nel 1871 nelle miniere di Montebamboli dei resti fossili di un oreopiteco, una scimmia antropomorfa vissuta tra circa 9 e 7 milioni di anni fa, denominata “Oreopithecus bambolii” dal paleontologo Paul Gervais che per primo ne studiò i resti.

I primi veri insediamenti organizzati però risalgono al IX secolo a.C., con la comparsa di villaggi etruschi sulla collina della Macchia di Monte, nei pressi del Lago dell’Accesa. Le campagne di scavo degli anni ’20, riprese poi negli anni ’80 dal Professor Camporeale, hanno portato alla luce cinque quartieri abitativi organizzati in clan. Questi nuclei erano di fatto avamposti minerari facenti parte del territorio di Vetulonia che si erano installati per sfruttare i giacimenti di ferro, rame, piombo e argento.

Fu solo tra i secoli VIII e IX d.C. che si fondarono le basi per lo sviluppo di Massa Marittima per come la conosciamo oggi: con l’affermarsi del sistema curtense e delle famiglie feudali, gli insediamenti costieri si spostarono verso le aree collinari interne, più facilmente difendibili e la struttura della città cominciò a definirsi dal XII secolo attorno al Castello di Monteregio, allora sede vescovile. La città, dunque prettamente medievale, raggiunse il suo massimo splendore soprattutto nel XIII secolo, grazie al patrimonio minerario che le permise di arricchirsi e di comprare i diritti signorili e l’indipendenza dal vescovato: nel 1225 Massa Marittima fu proclamata Libero Comune con autonomia politica. Il ruolo centrale delle miniere nella crescita e nello sviluppo di Massa Marittima è testimoniato anche dalla stesura, alla fine del XIII secolo, del Codice Minerario, uno degli statuti per la regolamentazione dell’attività estrattiva più antichi in Europa.

Dal 1335 cominciò però un periodo di decadenza in seguito all’occupazione di Siena e il territorio subì un grosso spopolamento e fu vittima di impoverimento economico, carestie e pestilenze.

Con l’arrivo dei Lorena nel 1737, il Granducato conobbe infine una grande ripresa economica, grazie alle consistenti opere di bonifica e agli investimenti sulle attività minerarie e sulle infrastrutture.

Lo sfruttamento minerario fu la base dell’economia locale anche soprattutto dalla seconda metà del XIX secolo, che interessò i giacimenti di Montebamboli, Fenice Capanne, Gavorrano, Boccheggiano e Niccioleta fino al 1994, anno in cui fu chiusa l’ultima miniera.